L’ipotesi ticket per le spiagge libere spezza i sogni di prenotazione dei turisti fantasma
Mala tempora currunt per i turisti fantasma delle spiagge libere. Beppe, infatti, ha detto che gli italiani andranno in vacanza, ma quest’anno - a causa dell’emergenza sanitaria - le regole delle spiagge libere potrebbero cambiare. E questa volta per davvero.
Vi ricordate Francuzzo di Torino? Sì, proprio lui. Il turista fantasma che, di buon mattino, scendeva in ciabatte (ancora in mutande) per prenotarsi il posto della libera di corso Italia, a Pietra Ligure. Ombrellone ben piantato, telo piazzato e prudenza... sempre! (grande Nico Cereghini!).
Indimenticabili ricordi, quest’ultimi, destinati a rimanere tali, impressi per sempre nella memoria di Francuzzo. Il Governo, infatti, è al lavoro sulle nuove linee guida per garantire le distanze di sicurezza all’interno di uno dei luoghi di aggregazione sociale per antonomasia.
In queste ore, in particolare, si sta facendo largo l’idea di affidare la gestione delle spiagge libere alle cooperative e, di conseguenza, far pagare ai bagnanti un ticket d’ingresso. Solo un’ipotesi, al momento. Ma attualmente è difficile immaginare qualcosa di più realistico (tra le varie ipotesi in campo) per far fronte alle nuove disposizioni. Toti, durante una diretta, aveva anche accennato all’idea di garantire le misure di distanziamento sociale attraverso degli steward in riva al mare (ipotesi poi smentita).
Le regole, comunque, varieranno da Regione a Regione e per le spiagge libere, a quanto pare, l’ultima parola spetterà proprio ai comuni. Una gioia per le amministrazioni locali, che non vedevano l’ora di dire la loro sul tema.
Intanto, dal Governo, iniziano a trapelare le prime indiscrezioni sulla stagione che verrà.
“La distanza minima tra le file di ombrelloni sarà di 5 metri, mentre tra gli ombrelloni sulla stessa fila ci dovranno essere 4,5 metri. Lettini, sdraio e sedie dovranno stare ad almeno due metri di distanza dall’ombrellone più vicino. Bisognerà, probabilmente, evitare le attività ludico-sportive che producono assembramenti o giochi di gruppo, con una vigilanza più accurata per il rispetto del distanziamento soprattutto nel caso dei bambini. Inoltre le piscine degli stabilimenti dovranno essere chiuse. Per accedere agli stabilimenti sarà necessario indossare la mascherina fino a che non si raggiungerà l’ombrellone”.
Questo è quello che si legge su Repubblica e, in generale, su diversi quotidiani solitamente ben informati.
Già m’immagino Francuzzo, in ciabatte, in mutande e con la mascherina, mentre si avvia speranzoso all’alba verso la spiaggia libera per prenotare il posto. Cosa succederà a Francuzzo? Si fermerà (e accetterà la dura realtà) di fronte ad un cartello che vieterà l’ingresso? Oppure, preso da una scarica di adrenalina ricordando i vecchi tempi di quando piantava l’ombrellone alle 4.30 in punto, scavalcherà la protezione in barba ai divieti e si avvierà a fare quello “sporco lavoro”?
E infine, in generale, cosa succederà nelle spiagge libere? Che ne sarà di quelle partite a scala quaranta tra vicini di ombrellone a suon di rutti, bestemmie e cartacce del cono Algida buttate a terra #maquiilcomunenoncipuliscemai?
Tutte domande a cui presto, molto presto, daremo una risposta.
Nicola Seppone
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