La fine dell'anno
Brindisi, sorrisi, speranze. Buon anno, amici. Buon anno a tutti. Sui social ripercorriamo i 365 giorni appena trascorsi, proviamo a riviverli in poche righe e poi....e poi ci resettiamo. O quanto meno crediamo di poterlo fare. La fine è un nuovo inizio e allora sì, dai, cocciuti come non mai iniziamo a farci delle promesse che, quasi certamente, non manterremo.
Almeno non subito.
Non domani mattina.
È un film già visto, non è vero? È la fine dell'anno! Ci sono i botti di capodanno (con facebook che si divide tra animalisti e nonrompeteciicoglionisti), le cene e le grandi feste nelle piazze di tutto il mondo. La fine dell'anno non è soltanto quella roba convenzionale a cui siamo abituati. La fine dell'anno è l'occasione per fare il punto della situazione. È il momento giusto per capire quello che hai combinato sinora e dove stai andando. La fine dell'anno è una roba seria, perché tra un bicchiere di prosecco e l'altro si parla di bilanci, numeri, intenzioni.
Sapete che vi dico? A me piace tantissimo, la fine dell'anno. È un traguardo. "Ci arriverà a mangiare il panettone?". Oddio, io non mi ci ritrovo mai in quella frase. Sarà che adoro il pandoro. E comunque puoi vederla come vuoi, ma la fine dell'anno è sicuramente una grande invenzione umana. L'abbiamo inventata noi, la fine dell'anno. Perché in fondo abbiamo bisogno di mete da raggiungere e, dopo tanti chilometri percorsi, vogliamo regalarci l'opportunità di cominciare il nuovo anno a modo nostro.
Ecco, forse così riesco ad intravedere la parte migliore della fine dell'anno. La capacità di generare speranze. Ne generiamo milioni su milioni, soprattutto allo scoccare della fatidica mezzanotte. La fine dell'anno è un gigantesco generatore di speranze umane. Per questo mi piace la fine dell'anno. Perché la speranza, se ci pensate bene, è un sentimento positivo. Illusorio, a volte, certo. Ma sperare vuol dire credere che qualcosa di positivo avverrà e nel pensarlo o nel dirlo spesso ci convinciamo di poter trasformare un sogno in realtà. Niente male la fine dell'anno, non è vero?
E allora, in alto i calici.
Brindisi, sorrisi, speranze.
Nicola Seppone
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