Pandoro o panettone?
Regali, auguri, cibo...anche sotto le feste siamo sempre chiamati ad una scelta. Complice un po' l'aria natalizia, che ha effetto su alcuni, un po' meno su altri, durante questo periodo accadono davvero cose uniche. E tutto ciò avviene sempre, che ci piaccia o meno. Per esempio, ci ritroveremo a passeggiare per le vie illuminate del paese e, mentre fuori il freddo imperverserà, ce ne andremo in un bar a prendere qualcosa di caldo. Il locale brulicherà di gente infreddolita.
Avvolti nel calore di quelle quattro mura incontreremo molte persone. Volti conosciuti. Altri soltanto familiari. E così ci capiterà di incontrare qualcuno che conosciamo di vista, oppure lo abbiamo come amico su Facebook. Probabilmente ci saremo scambiati qualche "like" e nemmeno un "ciao". Sono persone che incontriamo un sacco di volte, un po' ovunque, durante tutto l'anno. Persone che "sai chi sono" ma con cui non parli. E non ci parli a tal punto che se devi chiedere l'ora a qualcuno, tra quella persona e un perfetto sconosciuto, scegli quest'ultimo.
Penseremo: "Che cosa saluto a fare? Gli starò sul cazzo ed effettivamente sta sul cazzo anche a me" oppure "Perché dovrei fermarmi a parlare con "uno/a sconosciuto/a'? E poi perché non viene lui/lei da me?". Succederà, succederà. E ci faremo viaggi e costruiremo castelli e immagineremo cose che, quasi certamente, nulla avranno a che vedere con la realtà. Ma proprio nulla.
Quasi sempre sceglieremo l'indifferenza. Semplicemente faremo finta di nulla. Andremo oltre e saluteremo quelli "conosciuti". Prenderemo la nostra fetta di panettone, il nostro caffè e ce ne andremo verso il nostro tavolo.
Oppure...oppure potrebbe accadere un'altra cosa.
Sliding doors. Proveremo a fare quel passo, rompendo il ghiaccio. È incredibile. Un semplice "ciao", detto al momento giusto, può cambiarci la vita. Sto esagerando? Pensateci. Quella persona, in realtà, sappiamo chi è: "ma sì, quella è la figlia di...", "amici della...", "fidanzato con...". La becchiamo spesso quella persona. Magari all'ufficio postale. Al mare.
E in quel bar, gremito di persone durante le feste di Natale.
"Ciao!".
Quel saluto segna un punto di non ritorno. Perché se spezziamo la routine, se scavalchiamo la diffidenza - togliendoci un peso, una curiosità, chiamatela come volete - ci ritroviamo catapultati in un'altra dimensione. Perché da quel "ciao" detto ad una persona semi-sconosciuta, si aprono scenari (inimmaginabili sino a poco prima) che vanno dal "ma dai? anche tu lavori in ospedale?" al "sto lavorando ad un progetto, ti andrebbe di aiutarmi?".
Noi non riusciamo nemmeno ad immaginarle le possibilità che vengono fuori da un semplice "ciao". Davvero non possiamo immaginarle.
Certo, per pronunciare quel "ciao" molti dovranno mettere da parte un po' di orgoglio. Altri dovranno vincere la timidezza. Tutti dovranno fare una cosa mai fatta prima. Ma il risultato, alla fine, potrebbe essere sorprendente. Sicuramente meglio di un pacco scartato la notte di Natale e di cui si conosce già il contenuto...
E allora sì..."Ciao! Finalmente abbiamo rotto il ghiaccio!", e magari scopriremo che l'antipatia presunta era soltanto un velo che andava rimosso e così prenderemo la nostra fetta di pandoro, il nostro caffè e ce ne andremo insieme a quella persona verso il nostro tavolo.
Io adoro il pandoro.
Nicola Seppone
Avvolti nel calore di quelle quattro mura incontreremo molte persone. Volti conosciuti. Altri soltanto familiari. E così ci capiterà di incontrare qualcuno che conosciamo di vista, oppure lo abbiamo come amico su Facebook. Probabilmente ci saremo scambiati qualche "like" e nemmeno un "ciao". Sono persone che incontriamo un sacco di volte, un po' ovunque, durante tutto l'anno. Persone che "sai chi sono" ma con cui non parli. E non ci parli a tal punto che se devi chiedere l'ora a qualcuno, tra quella persona e un perfetto sconosciuto, scegli quest'ultimo.
Penseremo: "Che cosa saluto a fare? Gli starò sul cazzo ed effettivamente sta sul cazzo anche a me" oppure "Perché dovrei fermarmi a parlare con "uno/a sconosciuto/a'? E poi perché non viene lui/lei da me?". Succederà, succederà. E ci faremo viaggi e costruiremo castelli e immagineremo cose che, quasi certamente, nulla avranno a che vedere con la realtà. Ma proprio nulla.
Quasi sempre sceglieremo l'indifferenza. Semplicemente faremo finta di nulla. Andremo oltre e saluteremo quelli "conosciuti". Prenderemo la nostra fetta di panettone, il nostro caffè e ce ne andremo verso il nostro tavolo.
Oppure...oppure potrebbe accadere un'altra cosa.
Sliding doors. Proveremo a fare quel passo, rompendo il ghiaccio. È incredibile. Un semplice "ciao", detto al momento giusto, può cambiarci la vita. Sto esagerando? Pensateci. Quella persona, in realtà, sappiamo chi è: "ma sì, quella è la figlia di...", "amici della...", "fidanzato con...". La becchiamo spesso quella persona. Magari all'ufficio postale. Al mare.
E in quel bar, gremito di persone durante le feste di Natale.
"Ciao!".
Quel saluto segna un punto di non ritorno. Perché se spezziamo la routine, se scavalchiamo la diffidenza - togliendoci un peso, una curiosità, chiamatela come volete - ci ritroviamo catapultati in un'altra dimensione. Perché da quel "ciao" detto ad una persona semi-sconosciuta, si aprono scenari (inimmaginabili sino a poco prima) che vanno dal "ma dai? anche tu lavori in ospedale?" al "sto lavorando ad un progetto, ti andrebbe di aiutarmi?".
Noi non riusciamo nemmeno ad immaginarle le possibilità che vengono fuori da un semplice "ciao". Davvero non possiamo immaginarle.
Certo, per pronunciare quel "ciao" molti dovranno mettere da parte un po' di orgoglio. Altri dovranno vincere la timidezza. Tutti dovranno fare una cosa mai fatta prima. Ma il risultato, alla fine, potrebbe essere sorprendente. Sicuramente meglio di un pacco scartato la notte di Natale e di cui si conosce già il contenuto...
E allora sì..."Ciao! Finalmente abbiamo rotto il ghiaccio!", e magari scopriremo che l'antipatia presunta era soltanto un velo che andava rimosso e così prenderemo la nostra fetta di pandoro, il nostro caffè e ce ne andremo insieme a quella persona verso il nostro tavolo.
Io adoro il pandoro.
Nicola Seppone
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