La potenza dei fatti travolge le parole

"Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano"...già, e l'amore di Matteo Renzi per la poltrona di palazzo Chigi, tutto sommato, non ha fatto neanche tutto sto giro immenso. Il tempo di tirare su un nuovo blog e pronti via, si parte per l'imminente campagna elettorale. Probabilmente già iniziata il giorno stesso delle sue dimissioni dalla carica di presidente del Consiglio dei ministri.

La schiacciante vittoria del no durante lo scorso referendum è il punto di partenza. Impossibile far finta di nulla ma, pensandoci bene, le persone sembrano aver già dimenticato quello che è successo alla fine dello scorso anno. Basta uscire un attimo di scena, far calmare un attimo le acque e la gente dimentica. In politica funziona così. Non si spiegherebbero, altrimenti, le costanti presenze televisive di politici come Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini, tanto per fare due esempi.

Panta rei.



Ma è giusto così. Matteo Renzi DEVE presentarsi alle prossime elezioni politiche. Ne ha tutto il diritto. I numeri, d'altronde, sono dalla sua. Può avere mille difetti ma è indubbiamente un giovane politico capace di comunicare. Musica per la segreteria di un partito (e forse più in generale, di un'area politica) che, più di una volta, sembrava ormai avere un piede nella fossa.

Dall'altra parte chi abbiamo? Il Movimento 5 Stelle. Mille difetti, certamente. Ma il movimento oggi rappresenta (e qui Grillo ci ha visto a dir poco lungo) l'emblema di ciò che sta avvenendo negli Stati Uniti e, in generale, anche in Europa. I PARTITI stanno scomparendo. Le strutture di partito, così come le abbiamo conosciute, si stanno estinguendo. E questo è un dato di fatto,  non una teoria. Trump è il 45o Presidente degli Stati Uniti d'America eletto, FORMALMENTE, con il partito repubblicano. In realtà Donald Trump rappresenta qualcosa di diverso. Qualcosa di inedito.

Talmente diverso e inedito da non essere stato compreso (spesso volutamente, raccontando un'altra realtà) dalla maggior parte dei giornalisti americani e (non ne parliamo) stranieri. Rappresenta la rabbia del popolo stanco delle politiche di facciata, dei proclami di segreteria di partito e stufo delle etichette.

Un popolo affamato di fatti.

Ecco perché Trump, nel suo primo discorso, si è rivolto al POPOLO e ha detto "questo paese è vostro". Perché è a quel popolo che dovrà rendere conto da qui in avanti.  Un discorso, quello di insediamento alla White House, impregnato della parola "popolo".

Non c'è più posto per le bellissime foto della famiglia Obama e per la loro forza rassicurante che veniva trasmessa agli americani proprio perché lo stesso popolo americano si è rotto i coglioni.

Qualcuno potrà vedere in Donald Trump una seria minaccia per il nostro futuro, ognuno è libero di pensarla come vuole, giustamente. Ma a questi grandi osservatori/politologi dei nostri tempi, chiederei come mai, allora, siamo arrivati a questo punto.

Ai posteri l'ardua sentenza.

E chiudendo il cerchio del panorama politico italiano, non mi sono dimenticato certamente di Matteo Salvini. Non è posto qui casualmente, dopo la parentesi di Donald Trump. E lo scrivo anche questa volta, così come feci più di un anno quando pronosticai la vittoria del tycoon: il segretario della Lega Nord, "rischia" (con le giuste alleanze) di avere i numeri per vincere.

Anche qui, potrete trovare tutti i difetti del mondo, tutto quello che volete, ma non serve davvero essere esperti di politica per capire quanto sia apprezzato l'approccio politico di Salvini ai reali problemi della gente.

La vicinanza (vista come continuo sciacallaggio) nel momento del bisogno, la continua interazione con le persone attraverso i social, il contatto fisico con la gente in giro per i mercati e per le strade delle città italiane. Ognuno può leggerci quello che vuole, resta il fatto che quello che sta facendo, in termini di consenso, è molto, molto efficace.

E allora perché Renzi, ad oggi, rischia di non vincere le prossime elezioni, pur godendo di un grande consenso popolare?

Perché la gente è affamata di fatti. E non lo è mai stata come ora. E l'ex premier è un campione di dialettica, di proclami, di consenso ottenuto grazie alla sua capacità comunicativa. E se ha fatto qualcosa (e ha fatto qualcosa, indubbiamente), nell'arco del suo breve mandato, non è stato percepito dalla gente a causa della sua stessa "arroganza" nel modo di porsi con i suoi interlocutori.

Vicende come la tragedia dell'hotel Rigopiano pongono l'accento sui FATTI e non più sulle parole e sui PROCLAMI. E allora i politici vengono sbattuti in secondo piano, immediatamente. Lasciano spazio ai volti sconosciuti di chi mette le mani nel fango, nella neve, concretamente, per FARE qualcosa. Vengono premiati e riconosciuti i meriti di quelle persone che mettono mano al portafoglio e magari organizzano una colletta per comprare un bene di prima necessità per chi è in difficoltà.

Sono le stesse persone che nemmeno lo vogliono quel famoso momento di gloria davanti alle telecamere delle televisioni.

Ecco che così finisce un'epoca, quella dei proclami lasciati cadere nel vuoto, quella dei partiti lontani dalla gente e dai reali problemi della vita quotidiana. Torna a vivere l'epoca dei fatti dove i protagonisti diventano le persone che spendono poche parole, magari forti, ma che concretizzano. Poco? Tanto? Cosa importa?

Conta solo FARE.

FARE qualcosa.

Nicola Seppone

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